Ci sono i conflitti manca l'Europa. Alternative, n. 14 Gennaio 2011

In Europa è in corso una ribellione, più o meno estesa e profonda, di milioni di persone con forme di protesta radicali; si va dalla replica di scioperi generali a catena in Francia a vere e proprie forme di rivolta in Grecia a imponenti manifestazioni pacifiche in Italia. La ribellione riguarda il modo con il quale l’Europa e i governi nazionali europei hanno deciso di affrontare il post-crisi. Infatti, secondo le statistiche la crisi del 2007 è finita nel 2009, saremmo quindi nella fase della ripresa ma come molti analisti, e lo stesso Fondo Monetario Internazionale, documentano la fine statistica della recessione non porta, almeno in Europa e negli USA, alcun sollievo sociale. In primo luogo poiché i livelli altissimi di disoccupazione, con alcune eccezioni quali la Germania, non calano. In secondo luogo perché i livelli delle attività produttive nei vari paesi del mondo sono ancora ampiamente sotto i livelli pre-crisi e il ritorno a quei livelli, se mai sarà possibile ovunque, appare molto lontano nel tempo per i più, certamente per gli USA e quasi tutta l’Europa; secondo l’ABI, la Lombardia non ritornerà a quei livelli prima del 2019. In terzo luogo poiché la domanda globale disponibile è in assoluto modesta, si parla del 3,2% del PIL globale nel 2011, ed essa era già prima della crisi sbilanciata rispetto alla capacità produttiva installata in alcuni settori manifatturieri chiave per tutto il mondo, quale, ad esempio, l’automobile. Si accentua quindi una forma di competizione “armata” per la conquista di quel 3,2% che spinge il sistema delle imprese a forme di severa ristrutturazione, anche se molto diverse da paese a paese, il cui primo obiettivo è il pieno e incontrastato controllo di ogni aspetto del processo produttivo, in primo luogo delle prestazioni e dei comportamenti dei lavoratori.